Giovanni Manzoni
Noi siamo carne sensibile.
Animali razionali con un’intelligenza diversa per un gruppo ristretto della nostra specie: gli artisti. Tra questi c’è chi esprime con il disegno la propria personalità come un filtro sul mondo.
Anche il corpo si comporta come una matita, lascia il segno.
L’eros non si ferma ad osservare, cerca l’incontro con l’altro e quando lo trova traccia un percorso fatto di gesti e inviti, il corpo si svela e si cela per avvicinarsi o fare avvicinare”.
Giovanni Manzoni Piazzalunga nasce a Cochabamba (Boliva) nel 1979 e risiede in Italia dal 1980. Diplomato all’Accademia di Brera con 110 e lode, vive e lavora a Milano in uno studio in via Derna 23. crede nel disegno come rappresentazione del pensiero, il primo gesto di ogni espressione artistica: la più congeniale perché diretto e comprensibile del soggetto o dell’intreccio di soggetti, e personale e unico come la grafia, traccia del proprio passaggio.
Si ispira ai grandi maestri cinquecenteschi, ma anche al muralismo messicano per l’idea di avvolgere lo sguardo e l’intera persona dell’osservatore.
La scoperta do Orozco e Rivera si tramuta in sogno di realizzare opere sempre più monumentali, grandi muri o carte istoriate.
Durante la giovinezza nasce l’idea dell’uso del caffé: cifra stilistica personale e insostituibile per l’aspetto cromatico. Conferisce corpo al disegno, armonizza gli elementi grafici e dà loro intensità, supplisce ad una visione etica ed ecologica della pittura. Ciò che prima era cibo e che si sarebbe ridotto a scarto, si rigenera nel dripping o velature come materia utile e necessaria nella colorazione e caffé e tè diventano componente insostituibile.
Il materiale ha una sua personalizzazione, insieme al tratto agile e all’accumulazione anatomica prorompente: tutto concorre a dare un gusto rinascimentale mescolato però alla tecnica Pollockiana e indirettamente all’idea del riciclo e del cambio di funzione. Il passato viene così riattualizzato.
L’eredità da egli più sentita resta comunque la potenza delle anatomie e della struttura grafica di Michelangelo da cui egli fa germogliare una rinnovata gioia di vivere dei corpi e delle movenze e il desiderio di farci trovare di fronte ad un’arte di semplice comprensione, muralista, street art.
L’immagine viene pensata e disegnata nella sua interezza e poi scomposta in riquadri e il disegno di ciascuno ingrandito su porzioni di carta più grandi della versione originale. In seguito ogni parte è assemblata a riformare l’interezza della composizione, lasciando traccia della separazione e grande a queste griglie la monumentalità perde l’aura di solennità austera per mantenere un impatto emotivo che si avvicini all’uomo moderno.
Ribalta il significato dell’iconografia classica e religiosa per manifestare contraddizioni della cultura occidentale e italiana dove è cresciuto.
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